lunedì 6 febbraio 2012

1. 5. Riflessioni nel vuoto

  Il computer è spento, il mattino grigio. La stanza sempre la stessa.
  Non c'è nessuno, a parte me. Sempre se esisto per davvero. A volte non ne sono così convinto, sembro proprio un fantasma, uno di quelli turbati, che si interrogano sull'esistenza. E buttano via il proprio tempo. Le risposte filosofiche non mi interessano, ragionamenti fini a sé stessi. Giusto chiacchiere.
  Se qualcuno mi chiedesse cosa fai nella vita? credo che farei finta di pensarci su, esordirei con un mah scenografico, alzerei gli occhi verso il soffitto e infine risponderei prendo appunti. Bisogna capire sé stessi, ascoltare la percezione dei nostri sensi. Raccogliere le proprie spoglie mortali.
  Combattere una battaglia persa per tenere gli occhi aperti.
  I miei sono ancora preda della sonnolenza. Difficile da cacciare via, insediata tenacemente. Mi stringo le braccia contro il petto. Il freddo, la prima cosa che avverte una persona rimasta ferma troppo a lungo. L'anestetico naturale che non ha effetto su di me.
  Sofferenza estesa. Mi sento spezzato a metà, il mio spirito privo di una parte fondamentale.
  L'ho ceduta a lei.
  Di buon grado, non è stata un furto, non me l'ha strappata via. Mi rimane solo un ricordo vago, un'immagine che si allontana.
  Mi decido ad alzarmi e seguirla. Lascio perdere la porta chiusa: prima ho già provato a forzarla, senza riuscirci.

***
  – Perchè mi vuoi uccidere? – chiedo al muro smaltato.
  Ha bloccato la mia corsa, gli sono arrivato addosso. Ma chiudo gli occhi, non sto parlando a lui. Mi rivolgo alla creatura della notte che è venuta a farmi visita.
  Era un'assassina, voleva uccidermi. Assoluta certezza. Poi, sì, ha cambiato atteggiamento, ma i suoi intenti iniziali erano molto chiari. Uccidermi.
  E forse mi vuole ancora uccidere, suggerisce la mia mente circospetta.
  – Sai che devo – sibila, velata di malinconia.
  È la sua voce, la riconosco. Come non lo so. Ho questa sensazione e io ascolto sempre l'irrazionale.
  – Non ti vedo, dove sei? Perchè riesco solo a sentirti? Ritorna da me.
  – Ucciderti è l'unico modo.

***
  Le ore passano.
  Lo fa per me, per noi.
  La mia morte per il nostro ritorno insieme. È il compromesso che devo accettare.
  Non è la prima volta che cerca di ammazzarmi, i suoi agguati sono ricorrenti.
  Se non ricordo come accadono le cose... chissà. Forse sono traumi troppo forti.
  Il mio animo non si abitua e ricomincio da capo, tutte le volte. Senza memoria.
  Incubazione di pensieri, seduto contro il muro.
  Ritorno al computer. Mi aspetta Wikipedia, saggia consigliera. Sul monitor mostra una foto curiosa: la piattaforma di lancio oceanica San Marco. Data: 1974.
  La struttura di metallo e calcestruzzo in mezzo alla distesa scura dell'oceano. Il razzo vettore che si staglia nel cielo limpido, pronto a partire.
  Che cosa centrano?


Sogni di sera 5

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