domenica 2 ottobre 2011

1. 3. Pietre di confine

  Traslato all'Esterno.
  Correndo giù per la scarpata. Ansimante, incosciente. Inseguito.
  Assordato da un frastuono martellante, di miriadi di sassi che sbattono secchi gli uni contro gli altri.
  Gli occhi fanno fatica a comporre il paesaggio. Macchie fluide di colore pallido, insaturo. Pareti vertiginose che convergono in una volta celeste di nuda roccia. Lassù, solo una fessura di luce bianca, sottile e frastagliata come un fulmine.
  Discesa rapida, evitando i cumuli di pietre. Alti quanto una persona, tenuti insieme dai rampicanti rinsecchiti. Manufatti umani, segnali di confine. Lapidi, monito per i viandanti, chi lo sa. Fonte del rumore incessante di sicuro, scossi come sono da vibrazioni continue. Se li guardi bene, tra una pietra e l'altra, noti delle schegge bianche, tritate. Ossa lunghe sporgenti. Braccia scheletriche che si protendono...
  Vado a sbattere contro qualcuno. L'urto violento, l'aria esce dai polmoni con un lamento impacciato. È già tanto che restiamo in piedi, grazie all'abbraccio reciproco. Solidarietà che scatta in automatico.
  – Attento! Guarda dove vai! – grida il tizio che ho incrociato.
  Gli faccio scusa con un cenno.
  Sollievo improvviso: non sono solo.

***
  – Dobbiamo tornare indietro! – insiste la donna.
  – No! Proseguiremo fino al varco! – ribatte fermo il compagno – Lo abbiamo deciso!
  – Ce la siamo cercata, ti dico!
  Diatriba in corsa per la coppia di avventurieri. Entrambi alti, dai capelli e dagli occhi chiari. Sembrano fratello e sorella, vestiti con lunghi pastrani svolazzanti. Sacche e cinghie di pelle consumata. Non mi sorprendo ad essere vestito come loro. Pensiero scontato. Appartengo alla banda, forse c'è qualcun altro. Mi guardo intorno. C'era. Siamo rimasti in tre.
  La valle. Un passaggio obbligato, corridoio naturale che scende restringendosi. Intorno, tutto si muove, tutto si contorce. I cumuli di pietre ci circondano, apparentemente lenti e inoffensivi. Ipnotici, pronti a colpire. Le spire di un serpente a sonagli. 
  Frantumati dai bastoni di legno nero dei soci. Ne brandisco uno anch'io, materializzatosi sul momento.
  – Non fatevi toccare, – ordina la donna nella foga – vi contagiano!
  Li teniamo a bada menando colpi a trecentosessanta gradi. Mantenendo il passo veloce.
  – Cacciatori grigi: pericolosi la notte, quando non vedi niente e ci vai a sbattere contro per sbaglio – commenta il compagno.
  Ne trafigge uno con una stoccata da manuale.
  – Quindi occhio, soprattutto tu – conclude, riferendosi a me.
  Incasso la battuta con un sorriso. 

***
  Tregua inaspettata, attimi di respiro. Calano le tenebre. I cacciatori grigi sembrano spariti, forse si sono solo spenti, pietrificati. Ne approfittiamo per darci una sistemata.
  – Ti trovi meglio con questi o con la tua amica? – mi chiede il socio, strizzando l'occhio.
  – Giuro non ti seguo... 
  Mi risponde con una sonora risata. Si siede per terra e guarda verso l'alto.
  – Nessuno è arrivato vivo fino a questo punto. Ci pensate? Siamo i primi a violare la...
  L'avventuriero lascia il discorso a metà e china il capo. Una mano artigliata, di ossa e cartilagini, gli spunta dal torso, trafiggendolo da parte a parte. Non c'è stato grido di dolore o sanguinamento dalla ferita. La vittima si è appoggiata inavvertitamente su uno dei cumuli maledetti. La sorella interviene polverizzando la minaccia, ma è tardi ormai per salvargli la vita.
  – Seppellitemi sotto il Lago Santo... incatenate le mie mani, così che non possa tornare qui.. a insidiare il nostro popolo che cerca il cielo... – questi ha il tempo di mormorare.

Sogni di sera     3

Nessun commento:

Posta un commento